Approfondimento sul metodo

L’acronimo GET sta per Gruppi Esperienziali Terapeutici

Si tratta di un metodo psicoterapeutico articolato, strutturato finalizzato al trattamento di personalità caratterizzate da disregolazione emotiva. Il metodo si fonda sull’esperienza dei pazienti in un setting gruppale interpersonale, tra pari. L’apprendimento di nuove conoscenze e l’interazione con i componenti del gruppo giocano un ruolo chiave nel processo di cambiamento. Il gruppo omogeneo è vissuto come vera e propria esperienza ristrutturativa basata sul concetto di interdipendenza di K. Lewin.

  • In questo contesto la ‘facilitazione’, e non la conduzione del gruppo, stimola ed aiuta i pazienti a interagire tra loro focalizzandosi sul compito specifico da svolgere in ogni gruppo tra loro.
  • Compito del facilitatore è aiutare il gruppo a svolgere gli obiettivi previsti da ciascuna attività, portandoli a termine. Favorendo l’esposizione e il dialogo di ciascuno all’interno del gruppo, in un clima di confronto, collaborazione e aiuto reciproco.
  • Gli operatori che si fanno carico del trattamento costituiscono un’equipe, che non è solo luogo di condivisone sui pazienti e la terapia ma anche di elaborazione psicologica e condivisione emotiva per gli operatori stessi.

La struttura metodologica

Il trattamento prevede 3 fasi consecutive

La prima di circa 3 mesi, una seconda e una terza della durata di circa nove mesi ciascuna. La fase 0 iniziale è composta di due gruppi settimanali e le seguenti fasi 1 e 2 da quattro gruppi settimanali e un colloquio individuale. Oltre all’attività di gruppo, ad iniziare dalla prima fase, vi è un colloquio individuale settimanale condotto da un “tutor”.

Il tutor è uno psicologo o psicoterapeuta che aiuta il paziente a integrare l’esperienza vissuta nei gruppi con il proprio vissuto emotivo individuale. Si potenziano così le aree di maggior fragilità come il contatto con le proprie emozioni e il confronto con gli altri.

Le fasi del percorso

Fase 0

Durante questa fase i pazienti iniziano a partecipare alle attività, ad apprendere come lavorare in gruppo e quali sono i fondamenti del trattamento. In questa fase iniziano a lavorare sulle due aree che richiedono un intervento piu’ urgente: 1) affrontare la disregolazione emotiva, le crisi e i comportamenti disfunzionali impulsivi con lo scopo di ridurne la manifestazione, limitando così i comportamenti che compromettono la qualità di vita e ridurre gli agiti; 2) analizzare, comprendere e limitare i comportamenti evitanti, grazie allo sviluppo della capacità di pianificazione, con lo scopo di riprendere il prima possibile le attività e relazioni quotidiane.

Fase 1

Si pone due obiettivi: da un lato –  a continuazione della fase zero – continuare nella gestione della disregolazione emotiva e di tutti i fattori correlati ad essa; dall’altro iniziare il processo di conoscenza delle emozioni  (alfabetizzazione emotiva) e della loro migliore gestione, grazie all’inserimento di altre due attività di gruppo: attivazione emotiva (per il riconoscimento delle emozioni proprie e altrui) e attivazione corporea (per il miglioramento della percezione del proprio corpo e del suo legame con le emozioni). In questa fase viene aggiunta la figura del tutor, a supporto del percorso del paziente.

Quando il soggetto avrà acquisito una buona capacità di riconoscere e gestire la propria emotività (capacità di mentalizzazione), e ridotto notevolmente gli agiti autolesivi che non saranno più l’unica strategia autoregolante, passerà alla seconda fase.

Fase 2

È legata all’analisi della vita relazionale. Grazie agli strumenti acquisiti nella prima fase, il soggetto approfondisce e affina il processo di analisi e comprensione delle proprie emozioni, attraverso i gruppi di attivazione emotiva e corporea, che continuano anche in questa fase ad un livello di maggiore profondità. Inoltre, inizia a elaborare, grazie alle dinamiche dei gruppi e a sessioni di psicodramma, un nuovo approccio alle proprie problematiche relazionali, sperimentando nuove e più funzionali modalità di interazione.

Entriamo nello specifico delle attività previste in ciascuna fase

Quella che ti presentiamo è una panoramica dei gruppi che il paziente segue in ogni fase del percorso. È fondamentale per farsi un’idea di cosa è possibile imparare formandosi con noi o scegliendo di proporre il nostro metodo all’interno di una struttura.

Gruppo focalizzato sulla crisi:

consiste nell’analisi funzionale delle crisi. Autolesionismo, aggressività verbale o fisica verso se stessi o gli altri ne sono un esempio. Parliamo di quegli stati emotivi-cognitivi intensi, percepiti come perdita del proprio controllo sia emotivo che comportamentale.

Gruppo di pianificazione:

il senso di questo gruppo è prevenire future crisi. Raggiungiamo tale obiettivo insegnando a individuare, riconoscere e analizzare tutte quelle situazioni percepite come problematiche e che contribuiscono ad innescare la sensazione di perdita di controllo. Conoscere e saper usare le strategie comportamentali adatte, risolve anche il timore che si possano ripetere crisi, cosa che di norma porta a comportamenti evitanti e di isolamento sociale.

Ai gruppi già attivati in Fase 0 si aggiungono i seguenti:

Gruppo di attivazione emotiva 1:

il lavoro previsto è molto coinvolgente e inizia dalla visione, in gruppo, di un film. Serve a generare una sorta di dizionario emotivo che aiuta il paziente a dare un nome a ciò che prova all’interno del suo caos emotivo. Si sviluppano così le capacità di riconoscimento e discriminazione delle emozioni provate in sé e viste negli altri.

Gruppo di attivazione corporea 1:

Come sento l’emozione a livello corporeo? Come faccio a lasciarla andare senza agirla?’. Imparando le tecniche corporee, il rilassamento progressivo e la mindfulness, il paziente può rispondere autonomamente a questo tipo di domanda. Riconoscendo e familiarizzando con la componente fisica delle emozioni.

Gruppo di “metodi attivi”:

l’utilizzo di tecniche di natura psico-drammatica, volte a “mettere in scena” aspetti del proprio mondo interno, miglioreranno l’auto-percezione che il paziente ha di sé e svilupperanno una maggior conoscenza e gestione del proprio mondo emotivo.

Dinamiche di gruppo:

le dinamiche relazionali automatiche, spesso condizionano la gestione quotidiana di situazioni complesse. Partendo dalle dinamiche presenti nel gruppo di terapia, quest’attività permette l’aumento della consapevolezza proprio su questo aspetto, migliorando notevolmente la percezione della qualità di vita e dell’autoefficacia del paziente.

Gruppo di attivazione emotiva 2:

La rievocazione di ricordi della propria storia di vita, generata dalla visione del film, favorisce il processo riflessivo in gruppo riguardo la differenza tra ciò che si osserva nella realtà e le dinamiche appartenenti al proprio mondo interno.

Gruppo di attivazione corporea 2:

è potenziata una sempre maggiore integrazione e connessione tra la componente cognitiva (mente) e fisica (corpo) delle emozioni, attraverso tecniche di visualizzazione, osservazione, descrizione verbale e condivisione dei vissuti emotivi, sperimentati anche a livello corporeo.

Altri servizi

Adesso che hai un’idea più chiara di cos’è il Metodo GET® potresti essere interessato a uno dei nostri servizi.